Venerdi 27 settembre. Friday, come dicono gli anglosassoni.

In quella piazza (in quelle piazze) abbiamo visto tutto l’entusiasmo di questi ragazzi ma abbiamo anche sentito tutte le loro proposte.

Tu, dico proprio a te, che hai “suppergiù” la mia età. Sì, l’età di chi sta in mezzo, l’età di chi scioperava trent’anni fa.. Dimmi la verità.. Quanto ti sei sentito in colpa nel vedere chi porta ora avanti queste battaglie che dovevano essere anche le nostre in tempi non sospetti?

Ti do, però, una buona notizia. Questi ragazzi non pretendono di fare tutto da soli! Questi ragazzi chiedono il nostro aiuto, la nostra competenza ed anche la nostra sensibilità.

Sì, perché noi abbiamo figli e già questo dovrebbe essere un motivo per batterci. Sì, perché noi lavoriamo a contatto con le famiglie e le nuove generazioni e, dunque, possiamo trasmettere i valori di questa battaglia. Sì, perché noi lavoriamo nelle aziende ed abbiamo il dovere morale di portare sul posto di lavoro le nuove pratiche in difesa dell’ambiente.

Ho conosciuto un ragazzo, tra i tanti ragazzi, che ci può raccontare meglio quello che sta accadendo in questi mesi. Si tratta di Giovanni Mori, 26 anni, neo ingegnere energetico con tesi al Politecnico di Losanna sulle “Strategie per limitare le emissioni di CO2 sul campus”.
Proprio lì, in Svizzera, è venuto a contatto per la prima volta (tra dicembre 2018 e gennaio 2019) con ragazzi che si stavano attivando per il clima.

Vai avanti tu, Gio, racconta qual’è stato il primo impatto..

“Ma io che ne sto studiando a pacchi, mi sono detto, perché non mi sono mai attivato? Così una volta ritornato a Brescia a Febbraio ho voluto cominciare con i FridaysForFuture, e ho scoperto che la settimana prima una maestra aveva già cominciato e allora mi sono unito a loro. Prima eravamo in 5, poi 15, poi 30, poi 15 mila.

Si parla tantissimo in questi giorni di questo movimento.. Esattamente cos’è? 

Il più grande movimento spontaneo nato dal basso nella storia dell’uomo. Se mettiamo assieme i 7,6 milioni di questo venerdì e i 4 di venerdì scorso sono più di 11 milioni di persone scese in piazza in più di 170 nazioni del mondo a chiedere forte e chiaro una cosa: azione climatica. Non avete agito per 30 anni nonostante i report peggiorassero di anno in anno. Fatelo almeno ora ed evitiamo il peggio, per non dire l’estinzione della specie umana, o della nostra civiltà per come la conosciamo. 

Rischi rischi e rischi. Tutti parlano di rischi e sai benissimo che a noi umani piace rischiare, siamo incoscienti e superficiali allo stesso tempo. Di che rischi parliamo?

I rischi sono molteplici e la cosa peggiore è che sono imprevedibili, non esattamente calcolabili. Qualcuno addirittura dice che potremmo aver già superato il punto di non ritorno, ossia non essere più in grado di invertire l’andamento e la crescita dei gas serra in atmosfera.

I cambiamenti sembrano sempre riguardare altri paesi lontani, isole che affondano, ma non c’è nulla di più sbagliato: l’Italia e l’Europa sono a rischio tanto quanto – se non di più – le isole Tuvalu o il Bangladesh.

Nel mondo la T media si è alzata di +1.1°C. In Italia di +1.58 °C. Significa più ondate di caldo, che significa più morti. Siccità maggiori, e più prolungate, e magari con meno acqua perché i ghiacciai che fanno da riserva e la stoccano saranno clamorosamente ridotti – se non scomparsi dalle Alpi nel 2100. E non sappiamo queste cose precisamente quando avverranno! A +1.8°C? A +2.1? A +2.7?
I ghiacciai non si sciolgono lentamente, ma a una certa collassano. E così rischia di succedere a interi ecosistemi, come le barriere coralline, da cui dipende la fauna dei pesci e, indovina un po’, un miliardo di persone si affidano al pesce per le proteine.

Sono numeri e previsioni che farebbero impallidire chiunque abbia un po’ di sale in zucca e, per fortuna amico mio, c’è ancora tanta gente intelligente dalle nostre parti. Uomini e donne che magari non erano accanto a voi in piazza ma che desiderano sapere cosa possono fare da oggi per invertire la tendenza. Dimmi 5 cose che possiamo fare subito.

Sarà un elenco inusuale perché lasciamo perdere le regole di civiltà che dovrebbero guidarci indipendentemente dalla crisi climatica, come usare di più una borraccia o chiudere l’acqua quando ci si lava i denti. Dopodichè:

1) Prima cosa molto semplice: informarsi. Diventare consapevoli della crisi climatica che stiamo vivendo e delle terribili conseguenze che può avere sulla tua vita – e su quella di miliardi di persone. Senza questa consapevolezza iniziale, tutto il resto non può esserci.

2) Scendere in piazza. È una delle azioni più utili che possiamo fare perché aiuta a generare consenso e a mostrare alla politica che la gente vuole azione climatica. Può far ridurre di migliaia di tonnellate di CO2 una singola manifestazione rispetto a migliaia di persone che si impegnano nel loro piccolo.

3) Ridurre gli sprechi. Di tutto. Di cibo, di beni di consumo, di vestiti comprati a 3€ e buttati, di cosucce inutili e a caso. Di energia della propria casa (isolarla, richiedere utenza rinnovabile). Di viaggi aerei superflui.

4) Prestare attenzione alla propria dieta: una delle cose più impattanti è cosa mangiamo, la sua provenienza e l’impatto che ha in termini di acqua, suolo ed emissioni. Dieta ad elevato contenuto di alimenti che crescono dalla terra, ridurre (molto) la carne, preferire alimenti di stagione, se possibile a km0.

5) Attivarsi. Rendere altri consapevoli e mostrare che si è attivi e pronti a cambiare in primis. Una delle cose più efficaci per chiunque voglia unirsi.

Io mi sono emozionato a vedervi in piazza. Pardon, a vederci in piazza. Di piazze ne ho viste un po’ nella mia vita.. ma questa volta ho avuto sensazioni forti. Le tue? Considerando anche che sei tra i promotori.. 

E’ ogni volta pazzesco, ma rischiamo quasi ormai di farlo passare per scontato. Di far passare per normale una cosa che invece è eccezionale. Non una, non due ma tre volte. E sicuramente non ci fermeremo qui. Ed ora c’è la piazza, ma c’è tanta gente ora che magari non era presente ma ci sostiene. Studenti sì, ma anche anziani, genitori e nonni, professori, a volte anche aziende che comprendono che la sostenibilità è una sfida che aiuta a migliorare anche loro.

Certo, sentirsi dire da un premio Nobel che siamo “la sua speranza per il futuro” è sicuramente una cosa che non lascia indifferenti…

Tu sei giovane ed ovviamente leggi e ti informi. Guarderai tv, leggerai giornali e “starai” sui social. Che effetto ti fa il trattamento riservato a Greta (Thunberg) in Italia? Cosa ti ha più infastidito e cosa ti (vi) lega più a lei?

Beh, Greta ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, un simbolo per tantissimi di noi, ma io non sono Greta. Io mi chiamo Giovanni. Ci chiamiamo Enrico, Angelica, Francesco, Cristina.. Siamo felicissimi che abbia cominciato e che abbia avuto questa eco immensa perché ci ha dato la forza per capire che veramente possiamo fare tanto, se tutti assieme.

Poi oh, c’è chi preferisce guardare il dito al posto della Luna e pur di non guardare in faccia la realtà preferisce prendersela con una 16enne. Ma questi sono problemi loro. Non lo sanno ma noi scendiamo in piazza anche per loro.

Ma scompariranno, senza lasciare traccia, nel giro di pochi anni e tanti si convertiranno e diranno di averci sempre sostenuti…altri non si convincerebbero nemmeno se un tornado portasse via la loro casa e poi direbbero che “comunque ha sporcato in terra”…

Sai che questo è il momento dell’onda.. che la si cavalchi per convenienza o per convinzione.. non è dato sapersi. Quindi ti chiedo: chi volesse cercarvi e unirsi? Le prossime iniziative? 

Iniziative? Ogni settimana in piazza. Molto semplice.

In arrivo poi ci sarà la COP a Santiago, all’inizio di dicembre.

Diciamo che sentirete sicuramente ancora la nostra voce. Questo era solo l’inizio.

Siamo ovviamente sui social: FridaysForFuture Italia, su Instagram, su Facebook e su Twitter. E poi tutte le varie pagine locali: Fridays For Future Brescia, FFF Milano, FFF Napoli e via dicendo..

Questa è la pagina di un sognatore. Di mezza età ma pur sempre sognatore. Nel mio romanzo parlo di sogni. Così anche nei miei articoli. Non mi rimane quindi di farti questa domanda che parrà scontata (anche se per me non lo è mai, sia chiaro!):

se potessi avverare un tuo sogno.. domani vorresti che..

La gente pronunciasse correttamente FridaysForFuture (ride ndr)..

Sarebbe un sogno pensare che i politici, dovunque, venti anni fa, leggendo i primi report già molto chiari avessero detto: ok signori, abbiamo un problema. Convergiamo tutti su questo problema. Partiamo da qui e da qui coniughiamo tutte le nostre politiche: energetiche, economiche, sociali. Perché ovviamente non vogliamo lasciare un pianeta inabitabile ai nostri figli e vederlo già coi nostri occhi.

Giovanni ci tiene a precisare alla fine della nostra chiacchierata che se questo accadesse ora (i politici.. ecc. ecc.) sarebbe un sogno lo stesso!

Grazie, Gio!

E’ lunedì. E’ tempo di ricominciare la settimana. Da Giovanni la sveglia suona alle 07.00 un po’ come in tutte le nostre case. Corre a prepararsi per non perdere il treno.

Già. Quel treno che non si può più perdere.

Giovanni, Enrico, Angelica, Francesco, Cristina.. ci stanno aspettando.

Che non sia solo un Friday,

For The Future!