Il mio “rapporto” con la mafia, così come quello di tutti noi, è un po’ così:
la conosco, non la vedo, ci convivo senza esserne cosciente.
Due anni fa, o poco più, ho fatto un viaggio a Palermo in cui ho avuto occasione di incontrare e conoscere il magistrato Nino Di Matteo (sotto scorta dal 1993), Giovanni, il fratello di Peppino Impastato, i ragazzi e le ragazze di “Addio Pizzo” e tanti altri uomini e donne che hanno detto NO alla mafia.
Mi correggo, non un semplice viaggio, ma un vero e proprio pugno nello stomaco.
La chiusura di un ciclo di incontri ed eventi che abbiamo organizzato localmente per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema, ahimè, a volte lasciato nel cassetto delle preoccupazioni.
Oggi un altro libro e un’altra storia mi sono entrati dentro. Un nuovo pugno nello stomaco.
Lei è Piera Aiello e la sua storia (raccontata nel libro: “Maledetta Mafia”) è quella di una giovane vedova di mafia, poi diventata testimone di giustizia, infine eletta come Parlamentare della Repubblica Italiana.
A soli 18 anni Piera, che vive in Sicilia e più precisamente nel paese di Partanna é costretta a sposare (matrimonio imposto futuro suocero Vito Atria) Nicola Atria che pochi anni dopo viene ucciso nel corso di un agguato di stampo mafioso in presenza della stessa Piera nel ristorante di famiglia (1991). Seguendo la stessa sorte del padre Vito.
Omicidi a cui quasi nessuno, all’epoca, si opponeva perché ciò avrebbe portato ad una vendetta certa.
A seguito di quei tragici eventi, invece, dopo anni caratterizzati da violenze continue, fisiche e morali, nei suoi confronti, Piera decide di denunciare entrambi gli collaborando con la giustizia come testimone insieme alla cognata Rita Atria. Il loro interlocutore? Paolo Borsellino.
Da quel momento in poi, per entrambe, una nuova identità. Una nuova residenza. Una nuova vita, lontane dal proprio paese e dalla propria famiglia di origine.
Passano alcuni mesi e arriva l’uccisione di “zio Paolo” (così Piera e Rita chiamano Paolo Borsellino nel corso dei loro numerosi incontri).
A solitudine si aggiunge solitudine.
A paura si aggiunge paura.
Perché se la mafia è arrivata ad uccidere i due magistrati (appunto, Borsellino e Falcone), potrebbe arrivare ad uccidere in qualsiasi istante chiunque, anche coloro che testimoniano, eroicamente, contro.
A confortarle, aiutarle e spronarle non c’é più “zio Paolo”.
Arrivate a quel punto è necessario tanto coraggio per andare avanti. Molto coraggio.
Coraggio che Piera trova, con la forza della disperazione, forse per il grande amore che prova per la piccola figlia. La stessa disperazione, invece, che presenta il suo conto alla povera Rita, portandola al suicidio dopo la strage di via d’Amelio.
Ma Piera, che ha già versato troppe lacrime, non si ferma. E sempre come testimone di giustizia (e donna libera) continua la sua lotta contro la mafia. Continua con le deposizioni. Continua con le testimonianze. Continua a vivere quella “seconda vita” accanto alla figlia che, con sforzi e grande pazienza da parte della madre, inizia a frequentare la scuola.
Il tempo passa.
Nel 2008 diventa Presidente dell’Associazione antimafie “Rita Atria”. Nel 2016 Presidente onorario dell’Associazione Antimafie e Antiracket – Paolo Borsellino. Alle elezioni politiche del 2018 è eletta nel Parlamento Italiano, dove oggi continua la sua battaglia nella Commissione parlamentare antimafia (prima parlamentare nella storia della Repubblica Italiana con lo status di testimone di giustizia).
Spero di avere l’opportunità un giorno di incontrarla e di stringerle la mano o, se acconsentirà, di abbracciarla. Di darle tutta la mia solidarietà. Di stringerla forte per ringraziarla per quello che ha fatto (e sta facendo) anche per tutti noi.
Per questo motivo, oggi, ho voluto farvi conoscere questo libro, questa storia, questa donna.
La scorsa settimana, sulle pagine del blog, parlammo di ambiente. Parlammo del “pianeta terra” che, da tempo, ci chiede di tornare a combattere per lui (per noi). Con ogni mezzo possibile.
Nella lotta alla mafia è uguale.
Ci sono stati eroi che tutti noi conosciamo (Libero Grassi, Peppino Impastato, Giuseppe Fava, Giuseppe Falcone, Paolo Borsellino.. per citarne alcuni) ed altri eroi, meno conosciuti che hanno lottato e continuano a lottare. Una lotta che, col tempo, è passata dall’”io” al “noi”. Prima per testimoniare contro ciò che li ha toccati più da vicino poi una lotta, una guerra anche per tutti noi.
Possiamo fare tanto.. iniziamo a non farli MAI sentire soli.
Piera, ti siamo vicini.
Attenzione! Attenzione!
Qualcuno di noi, forse, è ancora convinto che la mafia non ci sia più o che la mafia sia solo in Sicilia, così come la camorra sia solo in Campania o l’ndrangheta in Calabria?
La mafia è ovunque. La mafia segue i capitali. La mafia segue gli investimenti. La mafia entra in politica. La mafia è contro la cultura. La mafia è nel pregiudizio. La mafia è nello sfruttamento del lavoro.
La mafia è qui.
Sbaglierò. Forse le fonti non sono certe e i dati potrebbero essere non corretti al 100% ma, da una semplicissima ricerca su internet, ho trovato anche alcuni dati che avvalorerebbero la tesi che la mafia uccide sempre di meno.
Anni 1970/1980: poco più di una ventina di casi narrati e documentati (tra cui l’omicidio di Peppino Impastato – 1977)
Anni 1980/1990: più di 50 omicidi di stampo mafioso (tra cui il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Giuseppe Fava)
Anni 1990/2000: più di 60 (tra cui le stragi di Capaci e di via d’Amelio)
Anni 2000 ….: poco, pochissimo di altro documentato..
La mafia non è stata battuta. Non è stata fermata. Esiste. E probabilmente si è evoluta. Non dimentichiamolo!
“Ci sono stati uomini che hanno continuato, nonostante intorno fosse tutto bruciato.
Perché in fondo questa vita non ha significato, se hai paura di una bomba o di un fucile puntato.
Gli uomini passano e passa una canzone, ma nessuno potrà fermare la mia convinzione
Che la giustizia no, non è solo un’illusione” (Pensa – Fabrizio Moro)
Dedicata a Piera,
e a “Libera” di Don Ciotti, all’”Associazione Rita Atria”, ai ragazzi calabresi di “Ammazzateci tutti”, alle “Agende Rosse” di Salvatore Borsellino, ai ragazzi e alle ragazze di “Addio Pizzo” e “Libero Futuro”, ai “Ragazzi di Scampia”, al “Coordinamento Giustizia e Libertà”..
alle donne e agli uomini che si sono ribellati alla mafia.